Caratterizzare un personaggio. 3 esercizi per attori e scrittori.

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Esistono degli esercizi specifici per caratterizzare al meglio un personaggio?

Questa è una domanda che mi è stata posta recentemente in un paio di occasioni: da un amico che sta lavorando alla caratterizzazione di un personaggio sulla scena la prima, e da un’allieva di Rabbit Hole in fase di ideazione e scrittura di un cortometraggio la seconda.

La risposta che ho dato ad entrambi è più o meno la stessa e ho pensato di condividerla anche con te, fornendoti 3 semplici esercizi che potrebbero risultare piuttosto utili in fase di prova o scrittura.

Provali e fammi sapere se hanno funzionato!


ESERCIZIO N. 1

 

BIOGRAFIA DEL PERSONAGGIO

Inizia scrivendo una biografia completa del tuo personaggio principale, dalla nascita alla situazione attuale nel contesto del tuo romanzo, della tua sceneggiatura o all’interno dell’opera teatrale che stai studiando. Se è un personaggio realmente esistito fai una ricerca riguardante la sua vita e segnati i passaggi più importanti mentre, se è un personaggio di finzione, inventa da zero. Lascia spazio all’immaginazione e crea il suo passato. Includi dettagli come nome completo, data di nascita, luogo di nascita, educazione, esperienze di vita significative, relazioni familiari, e altro ancora. Questo ti aiuterà a comprendere meglio la storia del personaggio e come è diventato la persona che è nel presente della tua storia o dell’opera teatrale.

 

ESERCIZIO N. 2

 

RELAZIONI PERSONALI

Crea un diagramma delle relazioni: disegna un diagramma che mostri le relazioni chiave del tuo personaggio principale con gli altri personaggi. Questo può aiutarti a visualizzare le dinamiche interpersonali e a capire come il tuo personaggio si relaziona con gli altri. Chiediti come questi rapporti influenzano lo influenzano e come lui/lei influenza gli altri.

 

ESERCIZIO N. 3

 

INTERVISTA IL PERSONAGGIO

Questo è un esercizio che ho svolto nel corso della mia formazione teatrale ma che si adatta molto bene anche ad un percorso di scrittura. Può essere svolto a coppie ma in un lavoro di gruppo diventa ancora più efficace.

Immagina di essere la persona che desidera approfondire il proprio eroe, l’antagonista o qualsiasi altro personaggio secondario, quindi prendi una sedia e siediti di fronte al resto del gruppo. Bene, ora non sei più “te” ma il personaggio che hai scelto. Non abbandonare mai questa consapevolezza e prova a prendere questo esercizio il più seriamente possibile.

Ora il gruppo comincerà a farti delle domande per conoscerti meglio:

  • Come ti chiami?
  • Da dove vieni?
  • Chi sono i tuoi genitori?
  • Che rapporto avevi con loro?
  • Quali sono i tuoi sogni..

Insomma, qualsiasi cosa. È un esercizio d’improvvisazione quindi lasciati andare, non meditare troppo sulle risposte e se compare qualche contraddizione tanto meglio, la contraddizione è parte integrante dell’essere umano e servirà a rendere il tuo personaggio ancor più vero e autentico.

Ricorda che mentre lavori su questi esercizi, è importante essere flessibili e aperti a modificare o adattare il tuo personaggio se nuove idee emergono durante il processo di scrittura. Un personaggio ben sviluppato è dinamico e può evolversi nel corso della storia. 

Conosci altri esercizi utili ad approfondire la caratterizzazione di un personaggio?
Fammelo sapere e buon lavoro!

Credi nelle tue idee.

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CREDI NELLE TUE IDEE!
Non giudicarle.

Ti è mai venuta un’idea impossibile?
Allora ascolta questa storia:

L’altro giorno ho ascoltato un podcast che mi ha tenuta con il fiato sospeso come non succedeva da tempo. È uscito nell’aprile del 2022 e si intitola “Antologia di S.”, scritto da Riccardo Fazi.
Lo trovi gratuitamente su Rai Play Sound quindi non hai scusa per non ascoltarlo 😉

Perché dovresti? 

Perché è l’esempio perfetto di come un’idea per registrare un podcast che chiunque giudicherebbe come “impossibile” possa trasformarsi in qualcosa di molto potente: un mezzo per raccontare la storia di una cittadina, di un popolo, di una precisa epoca storica e dei ricordi di quello stesso popolo a distanza di 22 anni.

Nel 1993 Riccardo Fazi trascorre una settimana di vacanza a Rimini con i suoi genitori. Conosce qui una ragazza, quattordicenne come lui, che la sera prima della sua partenza lo saluta regalandogli una musicassetta registrata con un messaggio: “Ciao Roma! Ci vediamo a Santarcangelo!” 22 anni dopo Riccardo parte alla ricerca di quella voce.

“Antologia di S.” è un podcast che si snoda attraverso gli intricati sentieri del passato e del presente. La storia inizia con una domanda affascinante e semplice: “riuscirà il narratore a trovare una ragazza conosciuta al mare 22 anni prima solo grazie alla sua voce?” Questo enigma diventa il cuore pulsante della narrazione. Il podcast ci porta in una cittadina costiera, un luogo in cui il tempo sembra sospeso tra le onde dell’oceano e le storie dei suoi abitanti.

Ciò che rende “Antologia di S.” così coinvolgente è la sua capacità di trascinare l’ascoltatore attraverso una serie di episodi, alimentati dalla ricerca di una risposta a questa domanda. Quante volte ripensiamo alle persone che abbiamo conosciuto nel passato, ai legami che abbiamo perso o alle storie d’amore che non si sono mai compiute? E se da una semplice domanda potesse nascere una storia meravigliosa?

Il podcast ci invita a riflettere sulla potenza delle relazioni umane e sulla magia che può scaturire da un incontro casuale, anche a 22 anni di distanza.

E se mettessi davvero mano a una di quelle esperienze di vita?
Avresti il coraggio di smuovere un’intera città alla ricerca di una voce?

“Antologia di S.” ci insegna una preziosa lezione: non giudicarti e non giudicare mai le tue idee, nemmeno le più banali. Questo podcast è la storia di un uomo che ha deciso di scombinare le carte di un’intera città con l’unico obiettivo di ritrovare una voce. Quello che ha creato fa venire la pelle d’oca.

Se ci avesse raccontato la sua idea prima di metterla in pratica, cosa avremmo fatto?
Probabilmente gli avremmo risposto che era IMPOSSIBILE. Eppure, è proprio questa determinazione a seguire un’idea apparentemente folle che ha portato alla creazione di un’opera straordinaria.

Vuoi emozionare? Parti da te. Emozionati.

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Quanti libri hai finito di leggere nell’ultimo anno?
E quanti invece hai lasciato a metà?

Ora fatti la stessa domanda rispetto ai film e chiediti quante di quelle storie ti hanno lasciatə con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Il problema è che scrivere storie non è affatto semplice nemmeno per chi lo fa di professione, figuriamoci per gli appassionati o per chi sta iniziando in questo momento ad esplorare il mare d’informazioni che riguardano il mondo della sceneggiatura e della scrittura creativa.
Forse avrai già divorato manuali di scrittura (all’interno del canale Instagram rabbit_hole_teatro ne consigliamo parecchi) e va benissimo così. Tuttavia, una delle domande più importanti rispetto a questo tema non ha e non avrà mai una risposta facile e univoca:

COME SI RICONOSCE UNA STORIA CHE FUNZIONA DA UNA CHE PROPRIO… NO?

Lo so, la prima reazione rispetto a una domanda di questo tipo potrebbe essere:

“Mah.. Boh.. Forse si capisce in base al numero di copie vendute? Ma nemmeno questo vuol dire nulla, alla fine siamo tutti diversi dunque anche il gradimento di una storia rispetto a un’altra è qualcosa di estremamente soggettivo no?”

Sì e no.
In che senso?
Nel senso che, se è vero che esistono una moltitudine di combinazioni grazie alle quali un romanzo può piacere di più rispetto a un altro, è altrettanto vero che una storia non funzionerà mai se non soddisfa almeno un requisito fondamentale: EMOZIONARE.

Una bella storia deve saper parlare al proprio pubblico, deve riuscire a creare quella connessione grazie alla quale è possibile empatizzare con i suoi personaggi, i loro conflitti e le loro mille contraddizioni.
Le storie che ci emozionano parlano di noi, dei nostri problemi, delle nostre paure… fornendoci una breve finestra di tempo grazie alla quale ci sentiamo un po’ meno soli e incompresi.

Ok… ma come si fa? 
Come si scrive una storia che sappia emozionare?
E come si evitano storie prive di significato?
In merito a questo ho pensato di lasciarti 3 pratici consigli:

1) NON SEGUIRE LE MODE!


Non scrivere thriller se svieni alla vista del sangue, se non ha mai mai finito un libro di questo genere perché ti viene l’ansia a metà, se le storie di omicidio ti mettono il nervoso e odi il crime in generale ma sai che va tanto, tanto di moda e quindi “dai che ci proviamo”…
No! Ti ritroverai bloccato/a in meno di una giornata e perderai completamente la voglia di scrivere.
Lascia perdere la moda e prova a farti questa simpatica domanda: “qual è l’ultimo film/libro/serie tv che non smetterei mai di vedere anche se un po’ me ne vergogno?”
Forse quello è esattamente il genere di storia che dovresti provare a scrivere.

2) AFFRONTA TEMI CHE TI DISTURBANO. 

Concediti un piccolo viaggio d’introspezione e cerca di capire quali sono i temi che ti stanno più a cuore nella vita. Forse esistono degli argomenti dei quali non riesci a parlare apertamente ma che nascondono per te un’attrazione irresistibile.
Non sto dicendo che devi scrivere storie legate alle tue esperienze personali ma cercare personaggi, conflitti e temi dei quali ti importa davvero.
Quello che disturba ed emoziona te, probabilmente farà lo stesso anche con molte altre persone.

3) EVITA LA COMFORT ZONE.

Scrivere storie “comode”, storie semplici che non hai alcuna difficoltà ad affrontare, non ti aiuterà a trovare una scrittura originale.
Domandati invece: “Di cosa ho paura? Qual é l’argomento del quale mi spaventerebbe scrivere?”
Ricorda che dove c’è paura, c’è terreno fertile.
Sfrutta una tua fobia, un tuo pensiero fisso o un trauma che non riesci ad affrontare.
Perché le paure sono così importanti?
Perché le paure fanno parte di quell’enorme insieme di conflitti che chiunque di noi può condividere, fanno parte della nostra umanità.

Cosa ne pensi?
Quali sono, secondo la tua esperienza, gli elementi che rendono una storia emozionante e coinvolgente?